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Lettera aperta a Matteo Salvini sul criterio di ‘clandestinità’

Lettera aperta a Matteo Salvini sul criterio di ‘clandestinità’
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 13/07/2018

Ritengo sia giunto il momento fi fare chiarezza su una tematica che, ormai da troppi anni, viene costantemente sfruttata in special modo da una parte della componente politica nazionale, che però ora sta al governo. Ed è proprio questa una delle ragioni per cui è urgente fare chiarezza sul criterio di “Clandestinità” nel nostro paese: chi siede nelle poltrone più alte della nazione in cui viviamo, non può essere elemento di estremismo razzista, non può governare una nazione chi gioca sporco e non chiarisce alla popolazione certe cose fondamentali, non può perché così facendo, si accetta di conseguenza di essere governati da chi sta premendo l’acceleratore su un processo di disumanizzazione di una parte di umanità e, parallelamente, sta infuocando gli animi di quella parte di popolazione già razzista di suo.

Semplicemente, questo non vuol dire affatto “Fare politica” bensì sollecitare odio razziale, furia contro i migranti in senso generale. Tutto ciò scompensa equilibri già molto precari, e la politica – quella vera – è fatta di mediazione e moderazione. Almeno nelle nazioni evolute e civili.

Sia chiaro: nessuno si azzardi ad appellarmi col disgustoso neologismo di “buonista”. Non lo sono affatto. Mi occupo del tema dei flussi migratori da tempi non sospetti, da quando – oltre 15 anni fa – iniziai a scrivere, e furono puntualmente pubblicati, articoli attraverso i quali facevo emergere i difetti, gli errori (voluti) e le mancanze, che i governi in carica mettevano in atto, per generare il caos epocale che ormai tutti conosciamo, sui flussi migratori verso le nostre coste.

Che vi siano interessi di ogni sorta, su questo tema, credo sia chiaro ormai a molti. Siamo una nazione infragilita dalla corruzione che alberga in ogni piega del sistema istituzionale. Non possiamo sbattere pugni sui tavoli di Bruxelles, semplicemente perché questa nazione è colpevole ed è costantemente in debito.

Di conseguenza, dobbiamo soggiacere a regole restrittive economicamente parlando nella migliore delle ipotesi, e ad accordi che alla popolazione non vengono mai chiariti, come gli scambi tra migranti e occhi chiusi sul perenne pareggio di bilancio che non raggiungeremo mai.

Ora: per ciò che concerne le porcherie messe in atto dai governi in carica in special modo negli ultimi anni, sul tema dei migranti e degli accordi con la UE, ho scritto ed è stato pubblicato molto.

Voglio invece soffermarmi sul criterio di “Clandestino”, termine particolarmente amato dal neo Ministro degli Interni Matteo Salvini, che ci ritroviamo nel ruolo che oggi ricopre, proprio a causa di anni di campagne propagandistiche portate avanti al grido di: “Salviamoli a casa loro! Prima gli italiani! Colazione, pranzo e cena pagati da noi! (…) Questi giovanotti neri che non fanno niente tutto il giorno e hanno il cellulare”… non si può sentire.

Abbiamo, a capo del Ministero degli Interni, un sobillatore di popolo. Un personaggio che, pur di arrivare al potere, ha asfaltato tutto e tutti, ha cancellato con la gomma delle istanze di una parte di popolo – quella parte più beceramente razzista – anni di ingiurie contro il Sud, di persecuzioni verbali contro chiunque non sia di nascita italiana, di “Roma ladrona”, bandiere dell’Italia bruciate e tutto il resto.

D’altronde, la Lega nacque – e prosperò – proprio con una piccola strategia, ma vincente: dare al popolo del territorio del Nord-Est, ciò che il popolo del Nord-Est voleva: secessionismo, divisione dal resto d’Italia, rimarcare le differenze, chiudersi a riccio nel loro essere padani.

Stessa strategia che continua a utilizzare Salvini, ma non più a livello locale, no: si è spinto a livello nazionale, riuscendo anche stavolta a colpire nel segno, solleticando la volontà e il desiderio di molti italiani, di voler fare piazza pulita degli errori, e dei misfatti della politica italiana degli ultimi venti anni in tema di flussi migratori disorganizzati al fine di trarne ogni vantaggio politico ed economico.

Bisogna dirlo: una parte di popolazione italiana è correa della mala politica che subiamo attualmente. E certi politici, sanno perfettamente come accontentare una parte di popolo, quel popolo che ha un livello culturale medio non esattamente da sbandierare come un trofeo, che confonde le vere notizie con le fake news e che tutto ciò che riesce a produrre, civilmente parlando, è il ripetere ossessivo delle frasi, e degli slogan, di Salvini piuttosto che di Di Maio.

E' proprio un matrimonio d’amore, anche se unilaterale...

Ecco, se non fermeremo la deriva razzista scatenata dai proclami di Salvini contro tutti i migranti in senso generico, questa nazione è prossima a ripetere gli errori compiuti circa 80 anni fa. Stasera è accaduto un fatto inammissibile, che già non dice nulla di buono: al TG1 delle 20:00, intorno alle 20:30, hanno passato un servizio che non doveva passare in prima serata, e vi spiego perché. Il servizio in questione parlava della “Difesa della razza” e delle leggi razziali varate durante il ventennio fascista.

Se fosse accaduto su Rai Storia, non vi era nulla di male, ma se si decide di far passare un servizio simile in prima serata, inoculi nelle teste dei razzisti nazionali un desiderio, una nostalgia, una volontà a replicare gli errori già commessi.

Sono certa, infatti, che una fetta del popolo italiano, ascoltando questo servizio, abbia pensato – come minimo – “Ecco, ci vorrebbe anche oggi, una Legge così”! Pessima cosa, pessima scelta mediatica. Ma se si pensa che molto di ciò che passa per i tg nazionali è deciso in accordo col governo in carica, ecco che non è più una quisquilia ma uno Tsunami.

A questo punto, almeno su un criterio sento che sia doveroso dare un chiarimento: il termine “Clandestino”, come accennavo prima, e mi rivolgo direttamente a Salvini:

Caro Ministro degli Interni,

lei che con tanto vigore sta portando l’Italia sull’orlo di crisi diplomatiche, se non di eventuali attacchi terroristici – così come ha dichiarato l’Imam di Catania  Kheit Abdelhafid – deve chiarire agli italiani un concetto, e deve farlo dall’alto del suo incarico di Ministro degli Interni (e non della Difesa come si atteggia ad essere): il termine “Clandestino” può essere applicato solo a patto che, le persone che lei così appella, una volta presentata l’istanza per il riconoscimento dello stato di rifugiato o di profugo, se la vedano negata, con dovizia di particolari però. Non basta ancora, perché chi si vede respingere tali istanze, ha diritto di appello, e già solo per ricevere la risposta definitiva, l’iter prevede che passino tre mesi.

Solo a quel punto, se chi ha avanzato istanza di riconoscimento dello stato di profugo o di rifugiato, si vede negare tale diritto, allora si: può essere denominato clandestino, ed essere espulso dal nostro paese, trasferito – in aereo – a spese dello Stato (cioè nostre) e rimandato nel paese di origine, e non certo nelle galere libiche.

Io le consiglio vivamente di chiarire a breve questo punto. Prima che scoppi davvero una guerra civile, o prima che siano i migranti a generare una guerra civile, esasperati di questo trattamento ignobile che gli stiano dedicando da anni, e che non permette loro – spesso e volentieri – di approdare dove vorrebbero davvero: in altre nazioni, magari a ritrovare parenti o a decidere davvero dove migrare. Perché in Italia, e lei lo sa bene, da diversi anni ce li tiriamo a forza, questi “Giovanotti ben pasciuti col cellulare e le Nike” ed è convenuto a tutti voi, nessuno escluso.

Non tema, conosco il mio mestiere, ed è per questo che – di seguito – i lettori troveranno ampio approfondimento di come si avanza un’istanza di riconoscimento dello stato di rifugiato o di profugo.

Ecco la documentazione che attesta come si avvia l’iter per chi avanza – nel nostro paese – tali richieste. 

A proposito: il documento che pubblico di seguito, è del Ministero degli Interni, e all'inizio del documento, ecco cosa c'è scritto:

Secondo la legislazione europea (Regolamento Dublino II) non puoi decidere liberamente lo Stato in cui chiedere protezione, pertanto competente ad esaminare la tua domanda sarà, ad esempio: - il primo stato nel quale sei entrato irregolarmente; - il Paese che ti ha rilasciato un titolo di soggiorno o un visto di ingresso; - il Paese nel quale si trova regolarmente un tuo familiare, se sei minorenne e non accompagnato, in Italia. - il Paese in cui si trova un tuo familiare che sia stato riconosciuto rifugiato o che abbia fatto domanda di asilo. 

Un cordiale saluto, sono certa che mediterà su quanto le ho scritto, per il bene dell'Italia e degli italiani tutti.

Emilia Urso Anfuso

Vademecum per richiedenti protezione internazionale (Ministero degli Interni)

Convenzione di Ginevra e Convenzione di Dublino

UNHCR: proteggere i rifugiati

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Commento di: emilia.urso Ip:83.73.103.204 Voto: 7 Data 13/05/2024 20:42:40

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